ovvero, il digital divide esiste e l’LTE non è la soluzione a tutti i mali
Ieri è stata una di quelle giornate dove mi sento incredibilmente ottimista e sembra veramente che ci sia un vento nuovo. Appena sveglio scopro che il Ministro dello Sviluppo Economico ha istituito una task-force per creare in Italia un ambiente favorevole alle Startup innovative [!] e che questa squadra speciale è composta da gente davvero competente [!!] come Selene Biffi, che ho avuto il piacere di conoscere durante una disavventura comune.
Alle 11 poi è la volta di Italian Digital Agenda Forum, un’importante evento organizzato da Confindustria digitale. Ne hanno parlato in molti, per cui prima di passare alle note negative faccio solo un piccolo elenco e per il resto vi segnalo il post del moderatore Luca De Biase.
Ha preso parte all’evento altra gente competente e wired [!!!] come ad esempio Riccardo Donadon di H-Farm, che ha annunciato la creazione di Italia Startup [!!!!], e la Vice Presidente della Commissione Europea Neelie Kroes che finalmente è venuta a parlare in Italia di agenda digitale. I loro due speech hanno rappresentato i due momenti cardine dell’intero evento, trovate i video in fondo all’articolo.
[attenzione qui finiscono i punti esclamativi e inizia il pepe] Il mood positivo e innovativo (anche sui Social Così) è stato però bruscamente interrotto dall’intervento del Presidente di Confindustria Digitale, Stefano Parisi. Tra i sogni di Donadon, gli annunci dei ministri Passera e Profumo e i rimproveri sacrosanti della Kroes, Parisi mi ha bruscamente riportato con i piedi per terra con la sua audizione sull’Agenda Digitale.
Con il suo interminabile discorso accompagnato da centinaia di slides sature di testo e schemi disallineati è riuscito a farmi prima addormentare e poi innervosire. In particolare con due uscite.
La prima, ripetuta più volte:
Il digital divide non esiste! Smettiamola di usare il problema infrastrutturale come capro espiatorio dell’arretratezza italiana. L’Italia è avanti nell’infrastruttura, non è affatto vero che abbiamo problemi.
Se trovo condivisibile il fatto che molti problemi italiani derivino da una scarsa cultura (la famosa cultura della rete), trovo quantomeno irritante che in un evento di tale importanza e rilevanza si dicano blasfemie come “L’Italia è avanti”. Certo, abbiamo la rete FTTH più estesa d’Europa ma questa interessa un numero infinitesimale dei cittadini. Fuori da questa nicchia il Paese è in situazioni tragiche, e ce lo conferma qualunque analisi, da quelle del Ministero allo Stato della Rete di Akamai.
Ci sono ancora 6,5 Milioni di Italiani senza Banda Larga, a cui vanno sommati tutti coloro che si connettono alle Mini-ADSL 640Kbps e tutti quelli che risultano “coperti” ma in realtà non possono accedere al servizio a causa di diversi fattori legati allo stato delle reti. Inoltre la connessione dell’86% dei fortunati “connessi in banda larga” non supera i 5Mbps. (fonte)
Siamo agli ultimi posti in Europa, ed è un grande problema. Foderarsi gli occhi di prosciutto non lo risolve e non aiuta a far cadere il presunto capro espiatorio.
Seconda blasfemia:
Se anche vi fosse un problema infrastrutturale, con l’introduzione della tecnologia LTE questo si risolverebbe in poco tempo.
Quest’affermazione è ancora più preoccupante perché oramai viene ripetuta quasi ogni giorno, Patuano stesso me l’ha urlata all’ultimo Working Capital. L’ LTE è una fantastica tecnologia, un incredibile sviluppo, una fantasmagorica opportunità per MOBILE Broadband. Pensateci bene, si tratta solo della riproposizione avanzata della fregatura “L’umts abbatterà il digital divide”.
La banda larga mobile è il futuro, perché il mobile è il futuro (dicono), ma NON è un’alternativa alla connessione casalinga così come NON è un’alternativa alla banda larga per le imprese. Per un sacco di motivi:
- A casa mia, nel paesino in provincia, attualmente non è presente la copertura UMTS perché la zona non è attrattiva economicamente. Perché mai dovrebbero coprire territori come questo in LTE?
- A differenza dell’UMTS l’LTE necessita di un upgrade infrastrutturale che scoraggerà ulteriormente i provider ad intervenire contro il divario digitale.
- Il confronto con le soluzioni ADSL, Hiperlan o WiMax in quanto a qualità/costo continuerà ad essere inaccettabile.
- Problemi di copertura. Rivedremo le chiavette fuori dal balcone a mo’ di filo per la biancheria o bandiera della Pace.
- Andate a dire in zona industriale di utilizzare le chiavette.
- Se ho l’ufficio nel seminterrato come faccio? ;)
E questi sono solo 6 motivi campati per aria che mi sono venuti in mente in 6 secondi. Il 4G LTE (così come l’UMTS) può essere la soluzione solo se usate il pc davvero poco, e magari abitate vicino ad un ripetitore. Stop.
Spero vivamente che la copertura LTE si faccia, e anche velocemente, perché può essere utilissima a far dilagare la cultura digitale nel paese con il più grande numero di smartphone pro-capite in UE; ma non commettete l’errore di ascoltare chi la propone (e continuerà a farlo) come soluzione al digital divide italiano. Probabilmente lo fanno solo perché sperano di incastrarvi mascherando la loro scarsa propensione ad agire.
In sostanza, caro Parisi, non siamo proprio polli, navighi un po’ di più ed eviti di dire certe cose. Anche perché poi la Kroes nel suo discorso conclusivo non ha esattamente parlato di un’Italia “avanti”. Nemmeno infrastrutturalmente.
Riccardo Donadon e Neelie Kroes
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