“Vogliamo la banda larga! Ce lo chiedono i nostri giovani!” Così titolava il giornale locale, ormai 5 anni fa, parlando del digital divide che affliggeva la zona pedemontana in cui vivo. Rilessi il titolo un paio di volte e sentii crescere una rabbia propositiva, una foga stanca dello status quo, giusta per decidere di provare con tutto me stesso a fare qualcosa. No, la banda larga non era un giochetto, un capriccio ludico richiesto “dai nostri giovani” come faceva intendere l’articolo.
DAL MECCANICO ALL’AGRICOLTORE: INSIEME CONTRO IL DIGITAL DIVIDE
Qualche mese più tardi, connesso il mio paesino al mondo, il primo contratto venne sottoscritto da un meccanico sessantenne. Mi disse: “Stavo per spostare l’officina in un altra zona, poiché qui, senza connessione, trasmettere i dati a motorizzazione e enti trasporti era un inferno”. Nei mesi successivi incontrai agricoltori che avevano iniziato a vendere il loro prodotto bio su internet, agenti che avevano smesso di utilizzare cataloghi cartacei sincronizzandoli online, commercianti che con skype e mail finalmente potevano vedere e scegliere prodotti specifici e fornitori senza spostarsi, perfino nonnine che avevano visto per la prima volta la nipotina neonata in Australia.
No, Internet non lo chiedevano solo i giovani, lo pretendevano, e lo pretendono, tutte le persone che volessero affrontare il cambiamento nei più disparati settori, per non venire spazzati via e anzi poter migliorare velocemente.