Connected Communities, la nuova arma dell’UE per combattere il digital divide italiano. Sapremo usarla?
C’è un particolare periodo dell’anno, solitamente a maggio, in cui chiunque si occupi di digitale in Italia si sente un po’ più demotivato. Cammina ammutolito per le strade, chiedendosi almeno per un secondo se tanti sforzi siano risultati ancora una volta vani, in un ecosistema vecchio che non vuole evolvere.
Succede quando la Commissione Europea pubblica l’annuale Scoreboard sui progressi fatti dai singoli stati membri per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. Tra un report e l’altro l’Agenda Digitale italiana non fa mezzo passo in avanti, mentre anche nei blog degli esperti della rete, si continua con una certa miopia da fazione a contrapporre la necessità di alfabetizzazione ed evangelizzazione digitale allo sviluppo di servizi migliori.
L’Italia notoriamente non se la passa molto bene sia per quanto riguarda i goal socio-economici (percentuale di uso delle nuove tecnologie, competenze digitali minime per l’occupazione ecc.) sia sotto l’aspetto infrastrutturale. Bisogna “fare da sé” insomma, sviluppando progetti autonomi come Go On Italia (non a caso ispirato dal lavoro fatto in UK dall’ex Digital Champion Martha Lane Fox) ed approfittando di opportunità europee come “Connected Communities”.